THE CELL: QUANDO LA MENTE SI FA PRIGIONE – CINEMA E PSICHE
“The Cell”, un’analisi psicologica del visionario film di Tarsem Singh: la trama, i personaggi finzionali e le relative istanze psichiche reali.
Tra i vari argomenti trattati dallo Studio di Counseling Psiché di Milano con la Dr. Francesca Minore, qui ci interessa approfondire il significato e la fnzione delle tre istanze psichiche freudiane con l’ausilio del film “The Cell” di Tarsem Singh.
The cell: il film muove dall’ambizioso intento di riprodurre la mente perversa di un serial killer. E’ un’opera visionaria di grande impatto, connotata da riferimenti artistici celebri quali l’omaggio al surrealismo e al realismo fantastico. Ciò che qui convince è la metaforica rappresentazione delle tre istanze psichiche. Una concezione straordinariamente simile al modello berniano della psiche umana.
UN’INTERPRETAZIONE PSICOLOGICA DEL FILM
Regia di Tarsem Singh(2000) US, con J. Lopez e V. Vaughn, (Scheda completa)
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LA TRAMA
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IL FILM
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I PERSONAGGI CHE REALMENTE POPOLANO LA MENTE – LE TRE ISTANZE PSICHICHE
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I PERSONAGGI COSI’ COME RAPPRESENTATI NELL’OPERA THE CELL
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IL FILM POTREBBE AVERE UN MIGLIOR FINALE?
THE CELL – LA TRAMA
In un prossimo futuro, un laboratorio sperimentare d’avanguardia utilizza macchinari sofisticati in grado di proiettare gli operatori nell’inconscio dei malati psichici al fine di ottimizzarne la cura. L’unico paziente di Catherine è un bimbo in coma che la donna sta cercando di riportare alla vita cosciente. Nel mentre, l’FBI sta ricercando l’ennesima vittima di un pericoloso serial killer, Carl Stargher, uso ad imprigionare le sue prede in un contenitore ermeticamente chiuso, the cell, in cui a cadenza regolare si versa automaticamente dell’acqua.
Il destino delle vittime è di morire affogate per poi essere manipolate fino a divenire una sorta di bambole sodomizzate. L’agente Novak, incaricato del caso, è impossibilitato ad interrogare il killer e a scoprire il nascondiglio dell’ultima vittima poiché Stargher versa in coma. Data l’urgenza, l’FBI è costretta a richiedere l’aiuto del laboratorio sperimentale. Sarà Catherine ad entrare nella mente del killer per capire dove è stata imprigionata la ragazza.

la procedura di proiezione nell’inconscio del paziente
Prendono così il via una serie di sessioni, in cui l’esperta viene proiettata nell’inconscio di Stargher.
Catherine si trova da subito immersa in una realtà terrificante, perversa e altamente disturbata. Ciò nonostante riesce a mantenersi lucida, grazie alla consapevolezza che quel mondo è soltanto un’illusione, l’astrazione fantastica ed allucinata di un individuo gravemente disturbato. Fin dalla prima sessione, la donna si rende conto che la mente malata è abitata da più personalità: il Carl bambino, quello adulto ed il terzo Carl, una sorta di figura mostruosa che la vuole eliminare.

nella mente del killer
Riuscendo a guadagnarsi la fiducia del bimbo, la donna ha modo di rivedere la sua storia infarcita di soprusi, abusi e violenze infertegli dal padre. Addolorata e sconvolta cerca dunque di aprire un dialogo con il Carl adulto, ma questo, sentendosi minacciato da lei, assume presto le sembianze mostruose del Carl persecutore e la aggredisce. Sarà l’agente Novak a portare in salvo Catherine accettando di farsi proiettare anche lui nel mondo allucinato del serial killer. In quella circostanza, l’agente ha occasione di identificare il logo di produzione del contenitore che Carl usa come strumento di tortura. Con questa informazione l’FBI può risalire al sito in cui la vittima è nascosta e finalmente salvarla.

“da dove vieni” – l’incontro con il persecutore interno.
Intanto Catherine è sempre più determinata a liberare il bimbo Carl dal mostro malvagio che lo tiene prigioniero. Per farlo, prende una decisione azzardata ed inverte il procedimento del macchinario facendo quindi entrare il piccolo nella sua mente. Ma l’esperimento non funziona. Il Carl bambino e quello mostruoso sono infondo la stessa persona, per questo nella mente di Catherine ben presto si fa vivo il persecutore che ingaggia una lotta furiosa con lei. La donna ha la meglio e lo colpisce mortalmente, ma quando si volta a ricercare il bambino, si accorge che anche quest’ultimo ha subito il suo accoltellamento ed è irrimediabilmente in fin di vita.
THE CELL – IL FILM
Il film, uscito nelle sale nel 2000, ebbe un esito contraddittorio. Gli incassi furono ottimi, ma la critica si divise tra coloro che lo ritennero un’opera visionaria di grande impatto, connotata da riferimenti artistici celebri quali l’omaggio alle istallazioni di D. Hirst e ai lavori di H.R. Giger (il quale sembra ispirare l’impronta surrealista ed il realismo fantastico del film) ed i detrattori, che lo descrissero barocco e poco riuscito rispetto all’ambizioso intento di riprodurre la mente perversa di un serial killer.

omaggio alle istallazioni di D. Hirst
Ciò che qui convince è la metaforica rappresentazione delle tre istanze psichiche in lotta. Una concezione straordinariamente simile al modello berniano della psiche umana. Vediamo in che modo.
I PERSONAGGI CHE REALMENTE POPOLANO LA MENTE – LE TRE ISTANZE PSICHICHE
La struttura della psiche, così come intesa da E. Berne, corrisponde pressapoco alla seconda topica freudiana. Infatti dove per Freud è l’apparato tripartito (Ego, Id, Super-Ego)

La mente come un iceberg. Le tre istanze psichiche freudiane: Conscio (Ego); Super Ego; Inconscio (Id)
per Berne le componenti psichiche (Stati dll’Io), al contempo struttura e funzioni dell’Io, sono rispettivamente l’Adulto, il Bambino, il Genitore.

gli Stati dell’Io berinani: Bambino/Id (lo voglio ora); Adulto/Ego (devo escogitare un piano per ottenerlo); Genitore/Super Ego (non puoi averlo! non è giusto);
ISTANZA GENITORE (GN)
Ogni volta che pensiamo, sentiamo e ci comportiamo come ci hanno insegnato le nostre figure di riferimento, è attiva l’Istanza Genitore. Come racchiuse in un file, essa dispone di quella serie di regole, credenze, divieti, valori a cui l’individuo ha imparato ad attenersi per sopravvivere “si deve attraversare la strada col verde” “bisogna comportarsi in modo appropriato in mezzo alla gente” “si sta sempre composti”.
Ovviamente ogni persona dispone di un corredo soggettivo di norme, ciò che accomuna tutti gli individui è la difficoltà a trasgredirle. Farlo implica un senso di disagio pur anche quando obsolete. Perché questo accade? Perché tale bagaglio è stato composto inconsciamente nella prima infanzia, allo scopo di compiacere ed essere accolti dalle figure di riferimento. Ed ancora oggi, ormai adulti, quando decidiamo di contravvenire ad una norma, è probabile che istintivamente riviviamo il timore che l’antica punizione fantasmatica si concretizzi “se non farai a questo modo, verrai allontanato, non amato”.
ISTANZA ADULTA (A)
Ogni volta che pensiamo, sentiamo e ci comportiamo in maniera adeguata alle richieste ambientali, è attiva l’Istanza Adulta. In questo Stato dell’Io sono archiviate le strategie per l’esame di realtà ed il problem-solving che la persona ha appreso dalla sua esperienza diretta. Qualcosa del tipo “in questa circostanza è opportuno che io agisca in questo modo”.
ISTANZA BAMBINO (B)
Ogni volta che pensiamo, sentiamo e ci comportiamo come facevamo da piccoli, è attiva l’Istanza Bambina. Se lo Stato dell’Io Genitore contiene le tracce mnestiche cognitivo-emotive di quanto introiettato nell’infanzia, questa istanza archivia le modalità istintive ed intuitive, le sensazioni e le emozioni che muovevano l’individuo allora.
I tre Stati dell’Io sono alternativamente attivi. Più è armonica la loro interazione, più il soggetto vive una condizione di benessere. A generare malessere è dunque la disarmonia tra le tre istanze. Ciò detto, in ogni individuo la forza o la prevalenza dell’uno o dell’altro rende peculiare il suo egogramma, ossia la rappresentazione della sua psiche.
Qualche esempio indicativo. Una persona dotata di una componente Bambina particolarmente attiva rispetto alle altre (GN, A), potrà avere difficoltà ad agire in maniera responsabile, in quanto sarà spinta sovente dai propri impulsi e dalle proprie sensazioni. Allo stesso modo un Genitore Normativo troppo rigido può causare inibizioni e blocchi in grado di impedire la spontanea manifestazione dell’Io.

una proiezione onirica della mente di Carl Stargher, il serial killer
I PERSONAGGI COSI’ COME RAPPRESENTATI NELL’OPERA THE CELL
La personalità del serial killer Carl è particolarmente disturbata a causa dei maltrattamenti feroci subiti nell’infanzia. Sappiamo bene quanto ciò sia realistico. Quanto la personalità adulta, nel bene e nel male, sia frutto e risultato del vissuto infantile. Nella mente di Stargher questo stato di cose è drammaticamente rappresentato attraverso la serie di immagini orrifiche, allucinate ed atrocemente visionarie che popolano la sua mente. Sono le tracce mnestiche della sua dolorosa storia, dei pensieri, delle emozioni dei traumi esperiti.

briefing dell’equipe psichiatrica di cui Catherine è parte
Il bambino Carl si fa immediatamente incontro alla protagonista. Percependo la buona fede della donna, istintivamente la segue. Del resto anche per Berne l’Istanza Bambina è la nostra parte più istintuale ed emotiva. Ben presto Catherine si troverà dinanzi al Carl adulto, il molestatore, il malato psichico. L’uomo è risultato dei tormenti patiti nell’infanzia. A causa di quel passato, il bimbo è divenuto un giovane perverso, altamente disadattato, sado-masochista. Non vi è rimasto molto di umano in lui. E’ l’ombra della persona che avrebbe potuto essere, se non esposto ad un’esistenza di agonia. Depotenziato di ogni risorsa umana, non appena intravede nella donna una minaccia al suo mondo allucinato, il Carl adulto lascia spazio al persecutore. Mostruoso e terrificante, egli è il carnefice.

l’incontro con il persecutore interno
Diremmo noi, l’aberrazione del Genitore Interno. E’ opportuno precisare che, pur con l’intransigenza e le chiusure del suo ruolo normativo, tale istanza funge da guida nella persona sana. Nel film viene rappresentata l’anomalia, la devianza a cui può andare incontro la parte Genitore, se l’individuo subisce pesanti vessazioni. Di più. Nel caso specifico, pare aversi una sorta di identificazione tra il Genitore/Persecutore di Carl Stargher ed il persecutore vero e reale, suo padre: il dolore, l’impotenza, la disperazione del bimbo si sono tramutati in furia cieca. Da vittima, il piccolo si è fatto spietato vendicatore verso il mondo, gli altri e soprattutto se stesso. Catherine cerca in ogni modo di salvare quanto di buono e di umano è rimasto nell’uomo, ossia la sua Parte Bambina spontanea, purtroppo la strategia che adotta non funziona.

Catherine tenta di salvare il bambino Carl Staigher (fuor di metafora, di intervenire terapeuticamente sull’istanza Bambina della sua psiche).
THE CELL – POTREBBE AVERE UN MIGLIOR FINALE?
Probabilmente sì. Permettendoci l’azzardo di definire l’egogramma di Carl Staigher, potremmo dire che il killer possiede uno Stato Bambino fragile ed inibito. Un Adulto altrettanto debole ed un Genitore Normativo-Affettivo patologicamente potente e distruttivo per il Sé e per gli altri. Un simile disequilibrio fa sì che per il giovane non ci sia scampo. E’ destinato all’autodistruzione, poiché la sua psiche non dispone più di risorse costruttive a cui poter attingere. Inoltre, è di tutta evidenza che la sua Istanza Adulta è contaminata da quella Genitore/Carnefice. Nella realtà la contaminazione ha luogo quando l’individuo, non avendo sviluppato una propria personalità matura e stabile, continua a dipendere dagli introietti dell’infanzia. Ciò significa che non è capace di filtrare ed elaborare personalmente gli eventi, ma si basa in maniera indiscriminata e pedissequa su quanto ha appreso dalle sue figure di riferimento, senza alcuna assunzione di coscienza e responsabilità personale.

Carl Staigher
Quanto, nel complesso, l’egogramma di Stargher è realistico? Lo è del tutto. Drammaticamente rappresentata nel linguaggio narrativo e surrealista del film, la mente psichicamente disturbata di un serial killer può avere una simile struttura e quindi un medesimo funzionamento.
In termini generali, lo si è detto, il disagio origina dalla disarmonia tra le tre istanze psichiche. Laddove sia lo Stato Genitore ad essere ipertrofico e disturbato, l’egogramma denuncia la soggezione dello Stato Bambino e di quello Adulto ad un’Istanza rigida, tirannica, persecutrice. La persona è invischiata in un mondo interno spaventevole e minaccioso da cui si sente risucchiata. Liberarla, significa adottare una strategia volta a fortificare l’Istanza Bambina, a sciogliere la contaminazione GN/A ed a diminuire il potere della parte genitoriale.

immagine onirica di Catherine nella mente del killer.
Nel film, Catherine, seppur agendo in buona fede, adotta un piano d’assalto invasivo e demolitivo (l’uccisione del GN/persecutore) che porta ad inevitabili ed irreparabili conseguenze. Questo il suo errore. Nelle professioni d’aiuto, l’operatore deve saper non turbare l’equilibrio del paziente. Deve astenersi dal demolirne le difese. Non attenendosi a questo principio, potrebbe compromettere la tranquillità emotiva della persona. Al contrario dunque, il suo intervento consiste nel saper conquistare la fiducia del paziente ed operare con il suo consenso, in direzione del cambiamento. Che deve avvenire in modo graduale, dolce e rispettoso.
Per saperne di più, vieni a trovarci nel nostro Studio Psiché a Milano.
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