IL SOGNO – UN VALIDO STRUMENTO TERAPEUTICO
Perché sogniamo? I nostri sogni possono aiutarci ad affrontare la vita?
Il sogno: come, cosa e quando sogniamo, il punto di vista scientifico e quello delle varie scuole di pensiero psicologico.
Queste le domande a cui l’articolo della Dr. Francesca Minore, Studio Psiché a Milano, vuol dare risposta. Il tema viene trattato anche nella sezione “Cinema&Psiche“, a cui si rimanda per un approfondimento.
Alla prima parte informativa, fa seguito la celebre teoria freudiana; infine viene proposta la versione gestaltica di F. Perls e mostrato come, nella pratica terapeutica, il sogno sia d’ausilio per estrapolare preziosi indizi utili alla crescita personale.

Dsiqueiros.
1. IL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO
Nel ventre materno sogniamo per l’80% del tempo dedicato a dormire.
Il sogno avviene in una fase particolare del sonno (fase REM), preceduta e seguita da fasi di sonno calmo.
Gli stadi del sonno
Il sonno si svolge in cicli, ciascuno suddiviso in quattro fasi della durata media di 60/70min:
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dormiveglia/assopimento,
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sonno leggero (in cui è possibile la fase REM),
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sonno leggero/lento: caratterizzato da onde cerebrale sempre più ampie,
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sonno profondo: in cui permane comunque l’attività cerebrale seppur ridotta.
La fase REM
Fu definita da S. Freud “fase di sonno paradossale” in quanto in essa permangono pressoché inalterate le caratteristiche della veglia, infatti:
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siamo cerebralmente attivi, sebbene fisicamente atoni,
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le onde cerebrali sono simili a quelle della veglia,
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vengono effettuati rapidi movimenti oculari (rapid eye movement – da cui la sigla REM),
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sono presenti variazione nella pressione arteriosa, aritmie cardio-respiratorie, scosse nervose e mimica facciale improvvisa.
La durata di questo stadio varia dai 15/20 min. nel primo ciclo di sonno, ai 45 min. verso la fine della notte.
Esiste una fase intermedia di circa 10 min. in cui microrisvegli si alternano a fasi di sonno lento che portano ad un nuovo ciclo di sonno. In questi intervalli si sedimenta il ricordo del contenuto onirico.
Tutti sogniamo?
Sì, dai dati raccolti possiamo certamente affermare che tutti sogniamo, anche se alcuni di noi non se ne ricordano:
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solo il 10% delle persone è in grado di raccontare il sogno quasi ogni mattina. Un altro 10% dichiara di non ricordarne mai. La media del ricordo è di circa due sogni per settimana,
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nei periodi di stress e crisi si sogna di più,
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di norma sognano maggiormente le donne, più aperte alla vita immaginativa.
Qual è il contenuto dei nostri sogni?
Sogniamo:
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situazioni ed azioni impossibili (es. volare),
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astrazioni quali immagini, simboli, pensieri sparsi,
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ciò che ci preoccupa, che ci preme (per il 30/50% dei nostri sogni)
Questi i dati scientifici.
2. Il punto di vista della Psicoanalisi
1900 – La rivoluzione di Sigmund Freud
Nell’“L’interpretazione dei sogni” Freud definì il sogno via regia per accedere all’inconscio.
La teoria sviluppò a partire dagli studi sulla nevrosi, ma si mostrò capace di spiegare molti fenomeni della dinamica psichica normale.
Per Freud:
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la funzione primaria del sogno è permettere il compimento di un desiderio.
Ciò avviene:
– in modo diretto nei sogni del bambino – un giorno Anna, la figlia del grande psicoanalista, sognò di aver mangiato le ciliege, cosa che le era stata impedita la sera prima per via di un disturbo gastro-intestinale,
– in maniera indiretta negli adulti – la soddisfazione, impossibile per via motoria, viene concessa attraverso la sua rappresentazione fantastica, propriamente detta allucinazione desiderativa.
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funzione ulteriore del sogno, la rielaborazione di contenuti inconsci irrisolti e repressi.
Un esempio chiarificatore
Immaginiamo un individuo che durante la giornata abbia avuto un acceso diverbio con il proprio superiore. Ha provato un forte senso di frustrazione e rabbia. Non ha però espresso tali emozioni, nella convinzione che farlo rappresentasse un comportamento inadeguato. Supponiamo ancora che, in serata, al ritorno dal lavoro, abbia guardato con il figlioletto un film d’animazione. Protagonisti draghi e cavalieri. Quella notte, il nostro fa un sogno… Nel sogno, il materiale emotivo rimosso (frustrazione e rabbia) trova finalmente espressione trasformato dal rimaneggiamento onirico: “Che buffo..! Ho sognato di essere un cavaliere medioevale (se stesso) che combatteva (rabbia e frustrazione) con un drago sputa-fuoco (il superiore)!” commenterà inconsapevole a colazione il giorno seguente.
Il camuffamento onirico
In effetti la bizzarria del racconto onirico è dovuta al camuffamento del materiale inconscio represso:
Poiché l’espressione diretta delle pulsioni (es. rabbia verso il capo) verrebbe censurata dalla coscienza, provocando un subitaneo risveglio (es.“infuriarsi? non si fa! è un comportamento non consono ad una persona ragionevole!”), gli impulsi negati possono emergere solo una volta resi irriconoscibili. Questo il compromesso a cui Freud faceva riferimento nei suoi scritti. Interessante sapere che il travestimento onirico viene effettuato utilizzando:
- vicende salienti del passato (ricordi);
- esperienze quotidiane (Freud lo definisce residuo diurno: stralci di un programma TV, della giornata in ufficio, a scuola, in famiglia);
- stimolazioni provenienti dall’organismo e dall’ambiente.

Gyurka. Trying to stop the time
Jung e gli archetipi
Anni dopo gli studi del maestro, all’ospedale psichiatrico Burgonzli di Zurigo, C. Jung scoprì l’esistenza di simboli archetipici universali, comuni ad ogni uomo, razza, cultura e ne dedusse l’esistenza di un inconscio collettivo. Freud non approvò la teoria e rimase fermo sulla propria posizione.
3. Il punto di vista della Gestalt
F.S. Perls – La funzione del sogno (1969)
“Il sogno è il nostro prodotto più spontaneo in assoluto.
Su tutto quanto concerne la nostra vita
abbiamo sempre una possibilità di controllo
o di interferenza volontaria.
Nel sogno non è così… Ogni sogno è un’opera d’arte.”
Di più, il sogno può aiutarci a stare bene. In questo senso ha una valenza terapeutica. Scopriamo perché…
Ciò che disconosciamo di noi
Nella concezione di F.S. Perls il sogno contiene un “messaggio esistenziale”, non ancora cosciente. Una sorta di consapevolezza pre-razionale.
Ogni elemento simbolico in esso presente (albero, casa, amico, via…) è rappresentazione di un frammento di pensiero, di un’emozione, di un contenuto rimosso. Si tratta di parti del sé non assimilate, che premono per essere riconosciute.

Salvador Dalì Mountain Lake
Il motivo del disconoscimento è di natura fobica. Origina dalla paura di non corrispondere all’immagine ideale che abbiamo di noi stessi o all’immagine che riteniamo il mondo debba avere di noi.
La preoccupazione di corrispondere all’Io Ideale interferisce dunque con il funzionamento spontaneo, sano, dell’organismo.
Meno fiducia abbiamo in noi stessi, maggiore è il controllo che esercitiamo nel selezionare cosa sentire e cosa rinnegare di noi. Meno siamo in contatto con noi stessi, maggiore sono le parti di noi che reprimiamo. Per questo il sogno, strumento di benessere ed integrazione, ce le ripropone proiettate nel sonno.
L’uso terapeutico del sogno
Lo scopo del lavoro con i sogni consiste nel recuperare e ricomporre le parti del sé disconosciute:
- focalizzando gli elementi del sogno (nel nostro es. drago, cavaliere, spada, campagna…),
- facendone affiorare il senso oltre la cortina della proiezione onirica, ossia oltre il camuffamento (es. la lotta con il drago sta per l’intenzione inibita del sognatore),
- comprendendone finalmente il significato personale (es. fatico ad esprimere la mia rabbia, devo trovare modo appropriato di sfogarla),
- portandolo ad integrazione nel sé (es. dandomi il permesso di divenire più assertivo).
Perché crescere come individui sani implica l’essere persone integrate, senza conflitti interni ad inquinare il nostro star bene.
Per saperne di più, vieni a trovarci nel nostro Studio di Counseling Psiché a Milano.
BIBLIOGRAFIA
Freud S. – IL SOGNO – in Opere, Vol III, Boringhieri, Torino, 1980
Jung C.G. – CONSIDERAZIONI GENERALI SULLA PSICOLOGIA DEL SOGNO – in OPERE, Vol. 8 – Boringhieri, Torino
Kepner J.I. – BODY PROCESS. IL LAVORO CON IL CORPO IN PSICOTERAPIA – Psicoterapie, 1993
Perls F.S. – LA TERAPIA GESTALTICA PAROLA PER PAROLA – Astrolabio, 1969