PERCHE’ SI TRADISCE?
Perché si tradisce? Quali sono le motivazioni che spingono a tradire? Quali sono le caratteristiche di chi ha la tendenza a tradire?
Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psiché di Milano, con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo vogliamo comprendere le cause psicologiche che spingono al tradimento e capire come intervenire.
Perché si tradisce? – il disagio
Conoscere le motivazioni profonde che spingono al tradimento vuole essere un modo per rendere consapevole una spinta impulsiva in grado di causare disagio alla stessa persona che compie il tradimento e alle sue relazioni:
Rodolfo: “Ora che tutti sanno, Giorgia, mia moglie, non riesce a perdonare. Sento che si è rotto irreparabilmente qualcosa in lei. E mi sento terribilmente colpevole a vederla soffrire. Credo di aver compromesso definitivamente quanto abbiamo costruito insieme. I nostri due ragazzi reputano giustamente inqualificabile il mio comportamento ed ho paura di perdere anche loro. Ho proprio bisogno di capire come uscire da questo tunnel in cui mi sono cacciato con le mie stesse mani.”
Perché si tradisce? – una premessa
Fare luce sulle ragioni profonde alla base della spinta a tradire può sembrare giustificatorio. Non è questo il nostro intento, né il nostro compito. Riteniamo piuttosto che la comprensione dei meccanismi alla base dell’impulso all’infedeltà significhi far chiarezza sullo specifico disagio che lo provoca allo scopo di intervenire a sanarlo.
1. Perché si tradisce? – paura di restare soli
Massimo è un uomo di successo: “La mia è una vita appagante, ho una bella famiglia ed una moglie che mi ama, vado fiero del nostro rapporto. Eppure la tradisco. E poi torno da lei. Per poi tornare dall’amante. Faccio star male loro e sto malissimo anch’io perché non trovo un punto di equilibrio.”
Massimo freme. I suoi occhi scorrono senza riposo da un punto all’altro, inquieti. La notte non riesce a prender sonno a causa dell’ansia. Di giorno è dominato dall’idea ossessiva di trovare una soluzione. Non trova pace. “Sono divorato dal pensiero di decidere tra Luana e Paola. Luana mi piace per un verso, Paola per un altro. Amo entrambe. E sono disperato perché non so scegliere. Sono ormai tre anni che sto così! Sa qual è il mio terrore? Che una delle due si stanchi e mi lasci. Sono qui perché mi aiuti a prendere una decisione.”
Perché si tradisce in questi casi?
Mentre racconta, nella mente mi si va componendo un’immagine. Un uomo nuota tra le correnti di un fiume impetuoso e profondo. Faticosamente raggiunge una riva. Dove però non trova riposo. Un bisogno imperativo lo spinge infatti a rientrare in acqua, nuotare tra le correnti e raggiungere esanime la riva opposta. Dove ugualmente non trova pace ed è costretto a dirigersi di nuovo verso l’altra sponda. Così all’infinito. Fino a che non troverà il coraggio di arrendersi ai flutti, affrontare la profondità del fiume e laggiù infine trovarsi.
Massimo è attanagliato dalla paura di restare solo “Cadrei nel vuoto profondo ed ho paura di andare in pezzi.” La paura della solitudine è correlata all’incapacità di auto-lenirsi, ossia di saper gestire autonomamente le emozioni negative (ansia, angoscia, colpa, tristezza, rabbia, imbarazzo ecc.). Accade quando tale abilità non è stata sufficientemente sviluppata nei primi attaccamenti. Per motivi contingenti quali l’assenza forzata o per incapacità, le figure di riferimento non sono state in grado di fornire al bambino né il contenimento emotivo necessario, né un modello da cui apprendere come reagire alle emozioni negative. Di conseguenza, nella vita adulta, egli continua a ricercare spasmodicamente una relazione ideale in cui rifugiarsi ed essere contenuto. Ed è una ricerca vana in quanto l’individuo adulto deve essere capace di assolvere da sé a tale funzione ossia di provvedere autonomamente alla gestione dei propri stati emotivi interni.
Perché si tradisce dunque? Quando le ragioni sono quelle descritte, si tradisce per ricercare di un rapporto sentimentale ideale che sopperisca all’assenza di una propria base sicura.
Che fare?
Trovarsi significa allora intraprendere un percorso terapeutico volto a sviluppare la capacità di auto-lenimento, divenendo consapevole di volta in volta del proprio stato emozionale per saper reagire adeguatamente. Ciò consente di esperire un autentico benessere e di vivere una vita relazionale finalmente soddisfacente.
2. Perché si tradisce? – per non essere rifiutati
Paolo dalla vita ha imparato a non chiedere. Fin dall’infanzia infatti ogni volta che l’ha fatto, non gli è mai stato ascolto. Ad oggi vive una relazione che definisce la più importante della sua vita. La compagna, Elsa, lo ama e desidera e lui ricambia i sentimenti di lei.
Perché si tradisce quando si vive un rapporto sentimentale appagante? Nel corso dei colloqui con Paolo emergono le motivazioni. “Ogni volta che Elsa si arrabbia, è delusa da me o prende le distanze io vado in panico. Mi spaventa soprattutto la noia. La sua. Che si stanchi e mi lasci. E’ in quei casi che cerco Marina, la mia collega single, quando mi prende l’ansia.”
Perché si tradisce in questi casi?
La storia di Paolo è emblematica. Bambino non accorto, svalutato, per lo più abbandonato a se stesso: “Mia madre era esigente ed egocentrica. Mi prestava sì attenzione, ma solo se mi occupavo di lei nei suoi momenti di malumore. Io me ne facevo carico, sempre, per ricevere un briciolo di attenzione, salvo poi essere allontanato di nuovo fino ad un suo nuovo bisogno.”
Perché si tradisce in questi casi? Paolo non tollera la paura di perdere l’oggetto d’amore. Di solito queste persone sono state oggetto di ripetuti e dolorosi abbandoni. Non amati, non ritengono di essere degni d’amore e vivono come autentica minaccia ogni inevitabilmente allentamento della relazione sentimentale.
Che fare?
Il quadro che configura questo disagio è la sindrome abbandonica. Lo si supera recuperando consapevolezza circa le cause che lo hanno determinato ed apprendendo delle strategie efficaci che gradualmente pongano la persona nella condizione di accettare gli allontanamenti temporanei, di saper provvedere a se stessa quando l’altro è assente, di non confondere le distanze inevitabili con l’abbandono vero e proprio. Il training consente inoltre di imparare ad evitare comportamenti disadattivi quali chiusure ed acting out* in grado di compromettere la relazione.
*Il termine acting out definisce la messa in atto impulsiva, non consapevole, di azioni quali ad esempio evitamento o scatti di rabbia. L’acting out è dunque una modalità disfunzionale, difensiva, volta ad esprimere conflitti inconsci irrisolti o emozioni dolorose che la persona riesca a manifestare solo agendoli.
3. Perché si tradisce? – bisogno di attenzione
Adele è una traditrice seriale. Intraprende un percorso di counseling a seguito della grave crisi in cui versa il suo matrimonio: “Giacomo ci ha visti. Sono disperata. Rischio di perdere l’uomo più importante della mia vita. Non posso stare senza di lui.” Le esternazioni della donna paiono sorprendenti. Viene logico pensare che se tieni a qualcuno, non gli sei infedele. Eppure Adele è sincera e ciò che afferma è solo apparentemente contraddittorio.
Perché si tradisce in questi casi?
Fin dai primi colloqui, Adele dichiara di non capire cosa la spinga a sostenere una vita sessuale particolarmente disturbata: “Seduco costantemente. A causa della mia leggerezza? Per avere attenzione? Ecco sì, credo di avere un esagerato bisogno di conferme. Il paradosso è che non ne sono gratificata che per per poco. Perlopiù mi sento sporca, deplorevole, il che non mi fa certo star bene. E’ come se io e il mio amante di turno fossimo diversi dagli altri. Siamo due reietti, due disturbati. Che si comprendono perché nella stessa condizione.”
Nel corso del lavoro insieme, Adele narra la sua storia. Piena di lacune inizialmente, sempre più coerente col tempo. Nell’infanzia è stata vittima di molestie ripetute da parte del nonno, l’unica figura di riferimento maschile in una famiglia anaffettiva e disattenta ai suoi bisogni. Qual è la relazione tra il passato ed il modo in cui conduce la sua vita oggi? Una possibile evoluzione del trauma legato ad abuso e molestie consiste nello sviluppo di uno schema mentale disfunzionale. Tale schema riguarda la convinzione che la seduzione, il concedersi sessualmente, rappresenti l’unica modalità per ricevere attenzione e conferma. La storia di Adele è eloquente. Nell’infanzia ha appreso la regola: l’unico familiare che le ha prestato attenzione è stato il suo molestatore. E l’attenzione veniva concessa qualora fosse disponibile a rispondere ad una richiesta sessuale.
Che fare?
Qualora alla base del tradimento seriale vi sia un passato traumatico, è bene elaborarlo risalendo agli schemi disfunzionali maturati in conseguenza di esso e delicatamente risolverli.
Perché si tradisce? – il nostro intervento
La definizione mappa cognitiva identifica le rappresentazioni mentali ed emotive che ci guidano nel mondo per orientarci ed adattarci ad esso. E’ a partire dalla nostra mappa cognitiva che riconosciamo, interpretiamo e descriviamo quanto ci accade. Origina nella prima età evolutiva e si perfeziona nel corso dell’intera esistenza. La mappa mentale è fortemente influenzata dal contesto in cui viviamo, dalle nostre relazioni, dalla cultura, dall’ambiente circostante, dai valori che in esso apprendiamo. In quest’ottica, l’intervento efficace sul disagio, qualunque disagio, implica la scoperta ed emersione della mappa mentale personale per rilevare eventuali schemi disadattivi. Infatti, come testimoniano gli esempi sopra riportati, è la presenza di schemi disfunzionali ad inficiare la qualità di vita individuale. Saranno la consapevolezza di tali meccanismi ed i nuovi strumenti di cui la persona viene dotata a consentirle di modificarli per renderli più funzionali ed adattivi al suo benessere.
Studio Psiché – chi siamo
Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare il benessere anche quando il colloquio non è svolto in presenza.
E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.
Primo colloquio esplorativo gratuito.
Per approfondire:
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