non riesco a chiudere una storia Studio Psiché dr F. Minore

NON RIESCO A CHIUDERE UNA STORIA

Non riesco a chiudere una storia infelice o tossica. Perché accade e come è possibile intervenire per ritrovare la serenità?

Non riesco a chiudere una storia. Con l’aiuto della Dr. Francesca Minore dello Studio Psiché capiamone le ragioni.

Non riesco a chiudere una storia – che accade?

Malgrado si siano tentate molte strade, la relazione è ormai asfittica. Non c’è più comunicazione, condivisione, scambio affettivo. Stare insieme è diventato penoso, ma non riusciamo a chiudere la storia. Perché vogliamo bene al partner, perché ci legano anni di vita insieme oppure perché ci sentiamo sopraffatti dal senso di colpa o ancora per il timore di prendere in mano la nostra vita da soli. Per uno o più di queste ragioni siamo soverchiati dall’infelicità, dal malessere, soprattutto dal pensiero di cercare una soluzione che proprio non troviamo…

Cerchiamo di analizzare ognuno di questi stati d’animo. Ci aiuterà a far chiarezza.

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1. Non riesco a chiudere una storia – il senso di colpa

Si prova colpa quando obiettivamente si sono commessi errori che hanno compromesso la relazione. Riconoscere di aver sbagliato è una responsabilità a cui non dobbiamo sottrarci. Per noi stessi in primis. Ammettere gli errori significa essere governati da una personalità adulta e non da un insano quanto improduttivo narcisismo.

Utile anche soffermarsi a valutare obiettivamente le ragioni che ci hanno condotto in errore. Serve a comprendere le dinamiche che ci guidano: tendiamo a fuggire, a trovare scappatoie dinanzi ad un conflitto? sappiamo verbalizzare le nostre difficoltà? Fingiamo di non avere problemi finché non siamo costretti a vederli? Si tratta di un’analisi preziosa indispensabile per non ripetere gli errori ma anzi per trarne beneficio. Il senso di colpa non è costruttivo, un’autentica valutazione sì.

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2. Non riesco a chiudere una storia – non merito di essere amato

Quando l’errore è reiterato, bisogna valutare che non sia frutto di un auto-sabotaggio. In questo caso infatti si adottano comportamenti volti a minare il rapporto perché si ritiene di non meritare l’amore del partner.

Non riesco a chiudere una storia che mi fa star bene, ma contravviene ai miei schemi emotivi interni (non posso essere amato). Si tratta di un paradosso solo all’apparenza. Ciò che abbiamo interiorizzato su noi stessi affonda le radici nella nostra storia. Se le figure di riferimento non sono state in grado di offrirci amore, costanza, riconoscimento, affetto, non abbiamo imparato a legittimarci l’amore. Abbiamo pensato invece di essere non amabili. Una relazione sana contravviene pertanto ad una nostra convinzione profonda, per questo inconsapevolmente la boicottiamo.

Perché continuare a farsi danno? Perché invece non vivere come opportunità quanto sta accadendo e affrontare quel passato? Potremo far pace con i ricordi e prendere finalmente in mano la nostra vita con un rinnovato senso di potere (io merito, a prescindere da quanto accaduto allora). Nella nostra esperienza, molte persone temono il confronto con il proprio antico vissuto. In questo modo però i vecchi fantasmi vengono agiti e guastano il presente. Non bisogna averne paura. Ormai siamo adulti, il nostro sguardo è più consapevole. Disponiamo delle risorse per comprendere quando occorso allora in modo nuovo. Per poi lasciarlo andare una volta per tutte.

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3. Non riesco a chiudere una storia – è comunque colpa mia

Ci si sente in colpa pur non avendone alcuna. Ci sentiamo sbagliati, inadeguati e siamo propensi a credere che ciò che accade dipenda sempre da nostre mancanze. Succede perché la nostra autostima scarseggia. Abbiamo maturato un’immagine di noi stessi fragile, inadeguata, incapace e colpevole a prescindere.

Come sempre è il nostro passato a spiegarne le motivazioni. Dove abbiamo imparato a sentirci perennemente colpevoli e degni di punizione? Da chi? E’ presumibile che il contesto in cui siamo cresciuti fosse rigido, normativo o punitivo. Oppure accadeva sovente che ci sentissimo svalutati, umiliati, mortificati. E’ possibile pure che il/la partner attuale si comporti in modo del tutto simile alle nostre figure genitoriali e non è un caso. La scelta del partner è spesso effettuata inconsapevolmente sul modello dei primi attaccamenti. Che replichiamo. Affinché venga convalidata, anche nel presente, quell’antica immagine svilita di noi.

Ed è per questi motivi che ora, ormai adulti, fatichiamo a comprendere che l’amore può esaurirsi e che siamo legittimati a chiudere una storia senza doverci ritenere colpevoli di nulla. Dobbiamo inoltre comprendere che la coppia è un sistema interagente in cui ogni partner reagisce a ciò che percepisce dell’altro e che quindi nessuno dei due è privo di responsabilità.

Anche in questo caso è importante elaborare le ferite accadute là e allora, affinché non compromettano il qui e ora. Recuperare le ragioni che hanno determinato una visione di noi stessi inadeguata e colpevole, significa rinarrare quella storia con sguardo adulto. Significa lasciare là e allora le convinzioni disadattive e convalidare un’immagine di noi stessi più libera e sicura.

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3. Non riesco a chiudere una storia – siamo insieme da troppo tempo

Se il rapporto è consolidato da anni di vita insieme, è utile interrogarci sulle ragioni che ci hanno condotto allo stallo. Ogni relazione attraversa dei cicli di vita (convivenza/matrimonio, progetti in comune/figli, menopausa e pensionamento…) Ognuna di queste fasi implica un compito di sviluppo da superare. Significa che l’organismo-coppia deve ogni volta ristrutturarsi e trovare una nuova via di crescita. Accade che le ragioni che ci hanno tenuto insieme non sono più in grado di reggere il sistema. Siamo cambiati, cresciuti nel corso del tempo ed in modi diversi, per cui ora ci scopriamo lontani. Non c’è più nulla da fare? Se non si vuole lasciare nulla di intentato perché i sentimenti permangono seppur affievoliti, una valida soluzione consiste nell’effettuare un percorso terapeutico breve volto ad assumere consapevolezza circa gli errori che ci hanno fatto allontanare e a rilanciare la coppia su nuove basi. L’approccio più efficace allo scopo è “il modello integrato dei contratti” (Togliatti, Baroni, Malagori) praticato da anni con successo presso lo Studio Psiché.

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4. Non riesco a chiudere una storia – il senso di vuoto

Un ulteriore deterrente a chiudere una storia è il senso di vuoto che inevitabilmente fa capolino. Come tutti gli stati emotivi però, l’unico modo per superarli consiste nell’affrontarli. Il senso di vuoto è generato dal dolore per un investimento affettivo non più disponibile. L’entità della sofferenza dipende dal significato che tale investimento aveva per noi. Di norma è necessario darsi tempo, avere la pazienza di aspettare che le sensazioni penose facciano il loro corso prendendosi cura di sé. Il che significa ascoltarsi profondamente e soddisfare i bisogni emergenti: di cosa ho bisogno? cosa sento mi può far bene? confidarmi con un amico? fare attività fisica? stare solo? La chiusura in se stessi non è negativa se nasce dal desiderio di ritrovarsi, di ricentrarsi. Anzi, può avere un alto valore rigenerativo. Allo stesso modo lo svagarsi, il tenersi impegnati, hanno valore quando non rappresentano una fuga o una negazione che solo prolungano l’elaborazione degli affetti dolorosi. In questi frangenti richiedere un breve supporto emotivo può aiutarci a metabolizzare quanto avvenuto con l’ausilio di un counselor professionista. Per comprendere le ragioni di quanto accaduto, imparare ad accettarlo e finalmente rinascere a noi stessi.

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5. Non riesco a chiudere una storia – vivere da soli

Riuscire a chiudere una storia può essere compromesso dal timore di tornare a vivere da soli. In questi casi la convinzione sottesa può essere così verbalizzata “ho bisogno di protezione, di una guida, da solo/a non posso farcela”. Di norma la persona che vive questo disagio tende ad instaurare relazioni sentimentali con partner forti, decisionisti, sicuri o apparentemente tali, da cui sviluppa un’insidiosa dipendenza affettiva: le diventa impossibile fare a meno del partner anche quando questo si dimostra prevaricante o abbandonico. In questi casi è auspicabile il ricorso ad un supporto terapeutico o di counseling volto a comprendere le radici profonde della propria insicurezza e a maturare le risorse necessarie a scegliere e decidere liberamente del proprio futuro con rinnovata capacità di provvedere a se stessi, con rinnovati determinazione e coraggio.

Studio Psiché – chi siamo

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Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un  servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare una situazione di benessere anche quando svolto non in presenza.

E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat  specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.

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