Studio Psicologico Milano Dr Francesca Minore dipendenza affettiva

IL MAL D’AMORE – LA DIPENDENZA AFFETTIVA

La dipendenza affettiva definisce un tipo di attaccamento ansioso, angosciato, ossessivo nei confronti del partner. La persona che ama non è serena, in quanto sperimenta costantemente il terrore di essere lasciata dall’amato. Di rimanere sola.  Nei casi estremi può sfociare in stalking.

Il tema in analisi trova spazio anche negli articoli sul narcisismo e su come avviene la scelta del partner a cui si rimanda per un ulteriore approfondimento.

Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psichè di Psicoterapia e Counseling con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo partiremo con la descrizione del disagio, per poi focalizzare l’attenzione sulle cause che lo determinano e le possibili soluzioni.

COME RICONOSCERE LA DIPENDENZA AFFETTIVA

Nel profondo, la persona ritiene di non meritare amore, per questo è alla continua ricerca di rassicurazioni, cure e conferme circa il suo valore.

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A seguito di tali bisogni, ha difficoltà ad essere psicologicamente autonoma. E’ vittima della convinzione di non saper provvedere a sé stessa sul piano affettivo. Una cliente afferma “non oso pensare di rimanere sola in quella grande casa, non sono disposta a perderlo, sento che non potrei farcela”. La donna in questione, come tanti nella sua condizione, è una persona capace, indipendente sul piano pratico e soddisfatta a livello professionale. Ciò che la affligge è dunque un timore fantasmatico, per evitare il quale è disposta ad assumere un atteggiamento compiacente fino alla sottomissione, fino all’accettazione del sopruso.

DIPENDENZA AFFETTIVA – ITEM COMUNI

La dipendenza affettiva si riconosce dalla presenza di almeno due/tre degli item seguenti:

  • pensiero costantemente volto al mantenimento della relazione

    null’altro conta e dunque poca energia rimane per attività a beneficio della propria vita.

  • difficoltà ad ascoltarsi e dar soddisfazione ai propri bisogni 

    la persona vive solo proiettata sull’altro e sul soddisfacimento delle sue esigenze.

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  • presenza di ingiunzioni copionali disadattive del tipo io non merito”

    da cui consegue “per questo devo conquistarmi il diritto a ricevere amore sforzandomi, sacrificandomi, subendo.”

  • senso di inadeguatezza

    che induce ad essere estremamente concilianti e pazienti per poter ricevere amore.

  • bisogno di controllo

    il continuo ragionare su quanto il partner ha detto e fatto, sui suoi spostamenti e frequentazioni, sottende la necessità di esercitare un controllo su di lui allo scopo di evitare il presunto abbandono.

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  • timore del cambiamento

    le persone affette da dipendenza affettiva faticano ad adottare modalità adeguate di stare nella relazione perché terrorizzate dalla catastrofe fantasmatica di rimanere privi di attenzione e/o accudimento.

  • convinzione che sia possibile rendere stabile e duratura il rapporto con il sacrificio e la dedizione al partner

    a tale convincimento si accompagnano aspettative grandiose ed irrealistiche tese a sconfiggere definitivamente la solitudine e a risolvere magicamente la situazione “lui/lei è la mia metà, mi ama, lo sento, e finirà per darmi  tutto ciò di cui ho bisogno.”

  • visione distorta della realtà

    spesso la persona riporta dubbi e sospetti relativi al partner, basati su congetture e supposizioni infondate, più che su dati di realtà.

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  • comportamenti compulsivi

    (telefonate, controllo posta, pedinamenti…) motivati solo dall’incapacità a trattenere l’impulso di intervenire, prescindendo dal rispetto della privacy e dal disturbo arrecato. Di norma il comportamento compulsivo causa senso di colpa, perché la persona si rende conto della gravità delle sue intrusioni pur non riuscendo a frenarsi.

  • saliscendi emotivo

    le speranze irrealistiche circa il lieto fine vengono alimentate dal minimo avvicinamento della persona amata, per poi essere irrimediabilmente deluse dal suo allontanamento, in un corto circuito di entusiasmo ed angoscia che si susseguono a ritmo serrato. Come in ogni forma di dipendenza, l’appagamento, anche momentaneo, alimenta però la convinzione di non poter far a meno di quella piccola dose di felicità reale o presunta che si è assaporata.

  • rifiuto costante

    paradossalmente, più la persona subisce il rifiuto, più l’ossessione cresce. Questo accade in seguito al convincimento di non meritare amore. E non meritando, l’essere respinto viene accolto senza sorpresa, piuttosto con rassegnazione e nuova motivazione a sottoporsi alla “sfida” di essere accettato. A condurre la persona è la presunzione irrazionale di poter un giorno essere amata da chi non intende farlo.

Perché ciò accade?

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DIPENDENZA AFFETTIVA. L’ORIGINE

Le ricerche sull’attaccamento infantile (J.Bowlby) hanno dimostrato che la scelta del partner è fortemente correlata allo stile di attaccamento sviluppato nell’infanzia.

1. Coloro i quali hanno sperimentato un accudimento caratterizzato dalla scarsa disponibilità affettiva delle figure di riferimento, sono portati a maturare la credenza disfunzionale di non valere, di non meritare attenzione ed amore.

Di conseguenza, una volta adulti, attivano gli stessi pattern di comportamento adottati nei primi anni di vita. Tali schemi sono volti ad ottenere rispecchiamento positivo mediante lo sforzo ed il compiacimento, rimanendo come un tempo convinti di non poterne comunque ricevere. Nel frattempo il bisogno d’amore diviene parossistico, tanto agognato quanto mai ottenuto e la fame di cura talmente acuta da condurre fin a sacrificarsi e soffrire per ottenerne.

2. In altri casi l’accudimento ricevuto è stato strumentale. I genitori hanno offerto amore condizionato, ossia non gratuito, ma subordinato al soddisfacimento di un proprio bisogno. 

Per essere amato devi essere buono, un piccolo adulto, il mio principino...” legando così indissolubilmente il ricevere amore ad un prezzo da pagare; associando l’amore ad un fare per l’altro che non è mai abbastanza. Va da sé che il figlio, non vedendo riconosciuti i propri bisogni, col tempo ha imparato purtroppo a disconoscerli lui per primo.

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3. Nel nucleo d’origine, uno o più membri hanno manifestato comportamenti poco rispettosi del partner, compulsivi, invasivi, di gelosia e svalutazione, poi ereditati dai figli.

Per chi proviene da simili contesti familiari, è difficile innamorarsi di un partner maturo, capace di offrire rispetto, attenzione, dedizione senza richiedere nulla in cambio. E’ un tipo di amore che non conoscono e dunque non riconoscono “il ceffone non è grave, non voleva farmi male, era solo geloso.”

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Se la persona non ritiene di meritare rispetto, né riconosce lei per prima il proprio valore, non è improbabile che si lasci sedurre da un egoista o disinnamorato, distaccato, viziato, prepotente, fin sadico. Solo una simile scelta permette infatti di convalidare il proprio copione a non ricevere mai, a non meritare.

Si è detto, tale schema cognitivo-emozionale è stato appreso nell’infanzia, per cui la persona non ne è consapevole. Per questo decide di intraprendere un percorso di counseling solo nel tentativo di trovare modalità più efficaci per conquistare il partner. Non si rende conto di quanto il proprio comportamento sia nocivo al  benessere e causa di scelte sentimentali dolorose. E dunque, la presa di coscienza è il primo obiettivo di lavoro.

DIPENDENZA AFFETTIVA – IL PARTNER SCELTO

Tendenzialmente la persona affetta da dipendenza affettiva si innamora di individui evitanti, respingenti.

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La personalità dell’amato/a mostra spesso le seguenti caratteristiche:

  • capacità seduttivo-manipolatoria, mediante cui si avvicina e si allontana dal partner a seconda dell’occorrenza. Questo avviene in modo strumentale, sovente in base al bisogno di soddisfare il proprio narcisismo.

  • immaturità psicologica. Il persecutore, la persecutrice, sono dei bambini tirannici. Mai realmente cresciuti, intravedono nel rapporto l’opportunità di utilizzare l’altro per ottenere attenzione, dedizione, obbedienza. Si tratta di persone per lo più incapaci di empatia e rispetto, avvezze piuttosto a sfruttare le relazioni a proprio beneficio. Possono usare l’altro sapendo di fargli del male, senza mai provare autentica colpa.

  • persone semplicemente non interessate 

DIPENDENZA AFFETTIVA – COME INTERVENIRE

Il primo passo è assumere consapevolezza circa il proprio disagio. Successivamente la persona ha necessità di intraprendere un percorso volto a ricontattare i propri legittimi bisogni.

Modificando gli antichi schemi cognitivi, emotivi e comportamentali le sarà infatti possibile adottarne di nuovi e funzionali.

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Diverrà capace di scegliere un partner che sappia autenticamente amarla e si permetterà finalmente di ricevere amore da lui.

In un buon percorso di counseling è fondamentale che la persona sperimenti una relazione incondizionatamente accogliente ed amorevole. Buona parte dei cambiamenti che effettuerà dipenderanno infatti dall’esperienza riparativa che gli verrà offerta.

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Lo Studio Psiché – chi siamo

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Per approfondire:

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