IMPARARE A DIRE NO MIGLIORA LA QUALITA’ DELLE RELAZIONI
Imparare a dire no preserva le relazioni, incrementa l’autostima ed il senso di potere personale. Erroneamente riteniamo che cedere sia funzionale a mantenere le relazioni. In realtà è vero il contrario.
Imparare a dire no. Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psiché di Milano, con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo vogliamo analizzare i motivi per cui alcune persone trovano difficile esprimere dissenso. Scopriremo poi come superare la difficoltà e divenire assertivi.
Come mai per alcune persone è impossibile declinare un invito o esprimere un’opinione o ancora, manifestare il bisogno di scegliere diversamente rispetto ad una proposta? Perché mantengono pervicacemente un atteggiamento conciliante e remissivo?
Imparare a dire no – la cause
Nella prima infanzia, imparare a dire no è un atto di indipendenza. Accade quando il bambino sente di aver conquistato una certa autonomia dalla madre. Affinché il piccolo riesca nell’impresa, è necessario che goda della sicurezza che, se si esprime, non gli accade nulla di male, che continuerà ad essere amato e che le figure di riferimento si manterranno costantemente al suo fianco.
Se il bimbo non ne è sicuro, ci proverà in modo blando e presto desisterà nella convinzione di aver troppo da perdere. Accade se il rimprovero al suo no è seguito da punizioni corporali, se il genitore risponde arrabbiandosi e chiudendosi nel silenzio. Ma anche se le sue figure di riferimento non lo ascoltano, non assecondano mai i suoi bisogni o peggio lo deridono. Tutti questi descritti sono comportamenti altamente diseducativi e dannosi, in grado di inibire la capacità espressiva del piccolo. Con conseguenze sulla sua vita adulta.
Imparare a dire no – l’importanza del rispetto
Per un figlio piccolo o adolescente, i no dei genitori sono necessari. Delimitano i confini di ciò che si può e non si può fare evitandogli l’angoscia di sentirsi perso in un mondo di possibilità delle quali non sa sempre definire il valore (V. Andreoli). I no sono necessari a dar significato alle sue esperienze, a comprendere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Il permissivismo è deleterio. Non consente lo sviluppo della responsabilità personale e della capacità di scegliere.
Il comportamento adeguato del genitore è attivo, attento. Sa dire no motivandone la ragione in modo comprensibile al figlio. Sa accogliere poi la sua frustrazione e la delusione rimanendo saldo sulle sue posizioni. Senza alzare la voce, non ne ha bisogno se è stato capace di definire il suo ruolo.
Un genitore deve poi saper distinguere tra il capriccio ostinato ed il bisogno autentico. E qualora gli riesca difficile discriminarli, ricorre al dialogo per comprendere le ragioni del figlio.
Il suo è sempre un approccio flessibile. Per cui, quando opportuno, consente degli strappi alla regola motivando la sua scelta.
Laddove invece i genitori non siano stati adeguati, rispettosi dei bisogni e delle emozioni dei figli, questi non sono stati educati all’ascolto di se stessi. Piuttosto hanno imparato come difendersi, come ottenere attenzione negando la propria verità, assecondando aspettative e bisogni altrui.
Imparare a dire no – la manipolazione
Non va trascurato il caso in cui le figure di riferimento siano state manipolatorie nei confronti del bambino. Il messaggio implicitamente veicolato dalle loro cure può essere così tradotto “sii a modo mio” oppure “sii nutrimento per me”. Anche in questo caso il piccolo, legato dal messaggio che non è capace di tradurre (P. Watzlawick) agisce adeguandosi, tradendo se stesso, non dando ascolto alle proprie sensazioni. Il suo è sempre un sì. Per essere accolto.
Imparare a dire no – gli effetti nella vita adulta
La disabitudine ad ascoltare se stessi, il bisogno di compiacere gli altri, il senso di inadeguatezza e la bassa autostima, sono dunque tra le cause dell’incapacità a dire no, a difendere la propria opinione.
Ma che significa dire no? Cosa si intende per comportamento assertivo? Non bisogna credere che saper affermare il proprio pensiero significhi contrapporsi agli altri, generare un conflitto.
Imparare a dire no – come evitare il conflitto
Immaginiamo una situazione in cui siamo invitati a fare qualcosa che non sentiamo di fare. Meglio dire sì e non deludere, non scontentare nessuno? Meglio dire sì “tanto non mi costa nulla”? Meglio dire sì per non avere ripercussioni? Meglio dire sì per evitare il conflitto?
Ma no, non è necessario! Saper dire no implica due regolette fondamentali.
La prima riguarda il tono emotivo della nostra risposta. Se declino un invito 1. con gentilezza, mostrando di apprezzare la richiesta dell’altro, 2. di capirne le motivazioni, il nostro interlocutore capirà. “Perdona Laura, apprezzo che tu voglia coinvolgermi nel progetto e ti ringrazio. In un altro momento rifletterei sulla proposta. Purtroppo in questo momento non me la sento. Aggiungerei un ulteriore impegno ai tanti che ho e rischierei di non essere un buon acquisto.” Se esprimo in maniera autentica le mie ragioni, dimostrando rispetto per l’altro, per quale ragione dovrebbero esserci ripercussioni?!
Immaginiamo ora di dover mettere un confine alle ingerenze di qualcuno nei nostri confronti. In questo caso non corriamo il rischio di incrinare il rapporto? “Marco ho notato che ultimamente fai sempre ritardo. 1. C’è un motivo? E’ successo qualcosa? 2. Capisco che ci sia traffico, la mattina è un delirio anche per me, però ho bisogno del tuo contributo per portare avanti il lavoro. Se devo sobbarcarmelo interamente rischio ogni volta di saltare il pranzo, 3. che ne dici di trovare insieme una soluzione?”
Imparare a dire no – obiezioni:
1. ma qualcuno può offendersi comunque – se la nostra comunicazione è stata adeguata ed efficace, non abbiamo motivo di addossarci la responsabilità della reazione dell’interlocutore, che è senz’altro causata da motivi altri (voler averla sempre vinta, difficoltà ad accettare la critica, bisogno di controllo, ecc…) Trattasi di ragioni che nulla hanno a che fare con noi, sono limiti che la persona con cui interloquiamo evidentemente deve guardare e correggere.
E’ dunque possibile che si immusonisca, vero. Tenete presente che se il legame è solido, non sarà un piccolo disaccordo a metterlo in discussione. Bisogna lasciare all’altro un tempo d’elaborazione, non cedere e mostrarsi accoglienti. Si risolverà.
2. l’altro può voler provocare il conflitto – può volerlo….. ma non averlo! Un conflitto, una lite, implicano due interlocutori. Se la persona a cui bisogna dire no tende a risolvere con veemenza i diverbi (posizione Bambino Ribelle), tutto ciò che dobbiamo fare è restare in posizione Adulta (la quale implica calma, convinzione, determinazione, tono di voce tranquillo). Eviteremo così un escalation comunicativa. Fondamentale è non cedere, non entrare in polemica, piuttosto ribadiamo il concetto “mi spiace Alda, ma no, non me la sento per le ragioni che ti ho spiegato”.
Imparare a dire no – perché “conviene”?
1. Se ritengo di aver adottato un comportamento adeguato al contesto, proverò un senso di potere personale che incrementerà l’autostima ed annullerà inutili sensi di colpa.
2. Esprimersi con chiarezza evita i fraintendimenti. Il non dire spesso è fonte di equivoci oppure trasmette il messaggio che siamo sempre disponibile, il che non può essere vero. Non dimenticate che le persone apprezzano e stimano chi è autentico, chiaro e diretto!
Imparare a dire no – la comunicazione non verbale
In ultimo, fate attenzione alla comunicazione non verbale. Ossia a quegli elementi comunicativi ulteriori che specificano il messaggio verbalmente trasmesso. Ci riferiamo alla prossemica (distanza dall’altro), all’orientamento nello spazio, alla postura che assumiamo. Ma anche al para-linguaggio, cioè con che tono, con che emozione, con che intensità ci esprimiamo. Il nostro corpo “parla”, si esprime. Se ci manteniamo morbidi, disponibili, accoglienti nel dire no; se siamo convinti e autentici, il nostro corpo ci aiuterà a rendere il messaggio ancora più efficace.
Imparare a dire no – quando “proprio non ci riesco”
E’ probabile che la nostra storia spieghi le ragioni della nostra incapacità. Un buon percorso introspettivo potrà allora essere utile ad individuare quali aspetti del nostro vissuto abbia determinato il blocco espressivo. Scoprire insieme gli schemi mentali ed emotivi disadattivi che ci guidano consentirà di modificarli con modalità di funzionamento più funzionali.
Studio Psiché – chi siamo
Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare una situazione di benessere anche quando svolto non in presenza.
E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.
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