GESTIRE UN CONFLITTO – QUALI LE STRATEGIE EFFICACI?
Quali le strategie efficaci per gestire un conflitto? Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psiché di Milano con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo vogliamo capire quali sono le strategie utili a risolvere i conflitti che insorgono in ambito personale, sentimentale e professionale.
Gestire un conflitto – una definizione
La gestione del conflitto è un’abilità cognitiva come la capacità di pensiero critico e di problem solving. In ambito lavorativo è una tra le soft skills che ricevono maggior considerazione perché funzionale ad una buona cooperazione tra le persone e ad un confronto costruttivo tra diverse figure professionali.
In ambito sociale, la gestione del conflitto è un abilità che consente di costruire e mantenere le relazioni, sia sentimentali che all’interno del contesto di vita.
Gestire un conflitto – talento o frutto di apprendimento?
Entrambe le cose. Qualche esempio. Individui con buone abilità sociali sanno meglio gestire il conflitto. I temperamenti più accomodanti ed oblativi, tendono ad evitarlo. I soggetti ipertimici o con scarsa capacità di controllare gli impulsi, lo alimentano o malgestiscono.
Di grande importanza anche l’ambiente in cui l’individuo è stato formato, l’educazione ricevuta, lo stile di attaccamento maturato con i care giver perché rappresentano fattori determinanti lo sviluppo delle competenze sociali.
Gestire un conflitto – diversi tipi di conflitto
Sono stati catalogati diversi tipi di conflitto: emotivo (es. tra due amori) cognitivo (es. scelta tra due opportunità lavorative), interpersonale (es. desiderio di autonomia vs dipendenza) e interpersonale (es. conflitto che si ingenera tra individui o gruppi sociali/di lavoro).
Gestire un conflitto – stili di gestione
Ogni individuo è predisposto ad uno stile specifico, tuttavia è essenziale prepararsi a gestire un conflitto valutando l’approccio più adatto (ed efficace) alla situazione:
Collaborativo – l’obiettivo è quello di lavorare insieme all’altro fino a trovare una soluzione, anche creativa, che soddisfi i bisogni di entrambi. Si tratta dell’approccio migliore in tutti gli ambiti di vita ed anche del più efficace in termini di risultati. La gestione del conflitto, in questo caso implica doti di:
- assertività, ossia l’abilità di far valere la propria prospettiva con persuasione ed incisività mirando ad orientare le scelte ed ottenere il consenso.
- empatia, sapersi porre al posto dell’altro sul piano cognitivo ed emotivo, sapersi sintonizzare
- visione, orientamento all’obiettivo da perseguire
- ascolto attivo, ossia ascolto autentico volto a cogliere ogni sfumatura del messaggio. Implica l’attenzione alla componente verbale e non verbale del discorso (postura, mimica, gestualità, prossemica, orientamento ecc. dell’interlocutore).
Evitamento/fuga – lo stile opposto a quello collaborativo. E’ di per sé fallimentare poiché non porta alla soddisfazione delle esigenze altrui ma nemmeno delle proprie. La fuga dal conflitto si manifesta con la tendenza a procrastinare il confronto ad un momento successivo. Con il ritiro, specie nei casi in cui si percepisca nel conflitto una minaccia alla propria incolumità, al mantenimento della relazione, al rischio di peggiorare la propria posizione. E’ indice di scarsa autoefficacia, ossia la convinzione di possedere le capacità a far fronte ad ogni tipo di evento.
Competizione – esprime la volontà di perseguire un obiettivo senza tenere in considerazione l’altro. Significa pertanto mirare alla vittoria sconfiggendo l’altro. Per riuscirci, l’individuo mette in campo tutte le risorse che possiede.
Adeguamento – è l’opposto della competizione. Adeguarsi vuol dire rinunciare alla propria volontà e far propria quella altrui. Significa cedere alle esigenze dell’altro. Eccettuati alcuni contesti (per es. eseguire l’ordine di un superiore), non è una strategia vincente in quanto esacerba le tensioni e non risolve il conflitto, anzi rischia di alimentarne le tensioni.
Compromesso – implica la ricerca di quella via mediana che soddisfi parzialmente entrambe le parti. E’ una strategia percorribile per affrontare il conflitto, ma meno incisivo e risolutivo dello stile collaborativo.
Contestualizziamo ora la gestione del conflitto nei vari ambiti di vita:
1. Gestire un conflitto – ambito lavorativo
Tra i motivi più frequenti, ad accendere i conflitti possono esserci: percezioni diverse del problema, obiettivi non chiari, carenza di personale, inadeguata distribuzione del lavoro, scarsa comunicazione, pressioni interne ed esterne, differenze culturali.
Consigli pratici
Per gestire un conflitto in modo efficace è auspicabile un incontro che coinvolga tutte le parti. Implica che vengano ascoltate con attenzioni le rispettive posizioni mantenendo l’atmosfera calma e costruttiva. E’ utile che ciò avvenga disponendo del tempo necessario ed in un luogo piacevole. E’ consigliato assumere un atteggiamento propositivo, costruttivo ed ottimista, focalizzando gli obiettivi comuni che non vanno dimenticati. Quando tutti si sono espressi è opportuno sottolineare che per giungere ad una soluzione sarà necessario che tutti rinuncino a qualcosa. Si procederà poi identificando le aree di accordo e quelle in cui prevale il disaccordo. Si destina uno spazio di tempo alla proposta di soluzioni fino a scegliere quella più conveniente a tutti. E’ utile vengano messe per iscritto e monitorate nei passi necessari fino alla risoluzione.
2. Gestire un conflitto – ambito personale
Si tratta di gestire un conflitto in cui si è coinvolti in prima persona e che può avvenire in ogni ambito di vita, relazionale, professionale, sociale.
Consigli pratici
Per gestire un conflitto in modo produttivo è necessario rimanere focalizzati sui termini della questione e sull’obiettivo (senza aprire ad argomenti altri che rendono difficoltosa la risoluzione). Considerare sempre che anche l’interlocutore dovrà ricavare vantaggio dalla soluzione individuata affinché il conflitto si spenga definitivamente. Meglio prendere tempo. Affrontare l’interlocutore in preda a rabbia e frustrazione non consente di mantenere la lucidità utile ad una soluzione costruttiva. Auspicabile mantenere la turnazione comunicativa onde evitare il rischio di escalation. Disporsi con atteggiamento critico e sentirsi liberi di esporre il proprio punto di vista. Abbandonare la posizione di attacco (cela la paura) e mostrare empatia e comprensione dell’altrui punto di vista. Infine, determinante, individuare l’interesse comune come viatico ad una soluzione vantaggiosa per entrambe le parti.
3. Gestire un conflitto – ambito intrapersonale
Ci sono poi situazioni in cui il conflitto è interno all’individuo. Risolverlo implica il confronto tra le istanze psichiche. Utilizzando l’Analisi Transazionale come approccio, possiamo schematicamente definire le tre istanze psiche:
Bambino (B) – emotività, spontaneità, libertà, giocosità, istintività, impulsività.
Adulto (A) – razionalità, ragionevolezza, abilità cognitive e sociali, saggezza.
Genitore (GN) – valori, convinzioni, norme, automatismi, imperativi etici e morali, acquisiti nel corso degli anni formativi nel contesto di appartenenza.
Esempi di conflitto intrapersonale:
(B) vs (GN) Bisogni impulsivi, bisogno di trasgressione vs senso di responsabilità.
(GN) VS (B) Svalutazione di sé vs autolegittimazione.
Il benessere dell’organismo implica che sia conservato un armonico bilanciamento tra le parti, ossia che a tutte e tre le istanze sia concessa espressione in giusta misura. Se ci ritroviamo stressati, angustiati, in ansia o depressi e dobbiamo gestire un conflitto interno, significa che l’equilibrio tra le parti è stato interrotto. Risolvere i conflitti interiori può però risultare difficile. Accade perché a sostenerli sono automatismi, abitudini, doverismi non sempre consapevoli. Per questo ci troviamo spesso a rimuginare sui termini della questione senza venirne a capo. Il che causa stress, ansia e può dar luogo a psicosomatizzazioni. In questi casi un breve percorso di counseling può fornire gli strumenti per affrontare il conflitto con efficacia e ripristinare serenità e benessere.
Studio Psiché – chi siamo
Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare una situazione di benessere anche quando svolto non in presenza.
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Per approfondire:
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