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DEPRESSIONE O DELUSIONE REATTIVA? DEFINIZIONE ACCURATA PER UNA CURA EFFICACE

Nel linguaggio comune siamo soliti definire con il termine depressione una serie di condizioni mentali e stati psicopatologici che per essere curati necessitano di un inquadramento diagnostico puntuale, onde evitare trattamenti inefficaci o peggio inadeguati. E dunque, depressione o delusione reattiva?  Quali le somiglianze e le differenze?

Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psiché, con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo vogliamo approfondire il tema.

Per avere informazioni dettagliate sulla sintomatologia del disturbo depressivo p.d., si rimanda alla pagina Depressione, come uscire dal tunnel.

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Depressione o delusione? – definizione imprecisa, intervento inefficace

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da tristezza persistente ed invalidante, un generale calo del livello energetico e mancanza di piacere nello svolgimento delle attività quotidiane. Tale stato psico-emotivo può accompagnarsi ad una sintomatologia  molto varia. Solo l’analisi accurata del quadro clinico consente una diagnosi corretta ed un trattamento efficace. Viceversa un’analisi approssimativa può produrre una cura ed un intervento poco mirati e dall’esito incerto quando non infausto.

La delusione reattiva è uno stato d’animo caratterizzato da amarezza, tristezza, prostrazione, causato dalla constatazione che le proprie aspettative sono state vanificate. Quando acuto e persistente, questo sentimento può implicare una flessione significativa del livello energetico, della motivazione e del tono dell’umore generando un quadro clinico simile a quello depressivo.

Come effettuare una diagnosi differenziale? Oltre alla valutazione sintomatologica è importante porre la dovuta attenzione alla narrazione, ossia al racconto che il paziente ricostruisce del suo vissuto. Là è la chiave per comprendere la sua sofferenza. Di seguito alcuni esempi dirimenti.

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Depressione o delusione? – un caso esemplificativo

Il racconto di Gisella

“Mi senti terribilmente stanca, appesantita. Provo un senso di oppressione all’altezza dello sterno. Non ho nessuna voglia di uscire di casa, né di vedere amici. Preferisco stare sola, dedicarmi ad attività che mi piacciono. Allora mi sento meglio, mi aiuta a non pensare, a dare senso alla mia giornata.”

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Depressione o delusione? – gli strumenti per l’analisi

Il racconto della donna continua e gradualmente affiorano le ragioni della sua sofferenza. Gisella è profondamente delusa dalla vita: “ricordo quand’ero giovane, così entusiasta, piena di speranza e fiducia negli altri e nelle cose del mondo. Quanto è cambiata la mia percezione…! Non credo più nell’onestà delle persone, nella solidarietà. Purtroppo l’esperienza mi ha aperto gli occhi. Meglio stare soli, perseguire l’unico obiettivo di stare in salute, vivere senza grandi aspettative, senza altro scopo che la sopravvivenza. Perché nient’altro ha senso.”

Ogni persona attribuisce un peso specifico agli eventi della propria vita e reagisce ad essi in maniera personale. Soggettivo è anche il modo in cui ogni individuo assembla, elabora e manda in memoria le esperienze. Per comprendere la natura del disagio è dunque necessario saper cogliere le sfumature, i colori emotivi ed i significati con cui chi soffre legge l’esperienza. Gisella è una donna ferita, delusa da una serie di eventi che hanno generato in lei una costellazione di buchi del cuore, di “luoghi irrisolti” (G. Fabiano) capaci di vanificare la sua voglia di vivere.

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Il colloquio clinico è strumento di esplorazione della storia personale. Affinché sia effettuato in modo esaustivo, deve implicare la raccolta dei dati anamnestici, (come è insorto il disagio, la causa scatenante, il contesto, i sintomi, l’evoluzione del disturbo, le strategie adottate per fronteggiarlo, eventuali trattamenti effettuati). Ma ciò non è sufficiente. Nel colloquio deve trovar spazio la narrazione soggettiva degli eventi occorsi. Se coadiuvato da un professionista esperto, il racconto personale aprirà ad una serie di significati, vissuti emotivi, memorie, pensieri, patterns comportamentali, fondamentali per la comprensione del disagio. E solo come esito di tale processo sarà possibile rispondere con precisione al quesito iniziale: depressione o delusione reattiva?

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Depressione o delusione? – la delusione reattiva

Il racconto di Gisella è puntellato da tre eventi impattanti la sua visione del mondo. Situazioni che hanno minato le rappresentazioni di cui è costituita la sua mappa mentale, ossia quella struttura psichica che orienta pensieri, emozioni e comportamenti: 1. l’abbandono del padre in un’età cruciale dello sviluppo, 2. la chiusura di una relazione sentimentale e 3. l’impossibilità a perseguire il suo obiettivo professionale. Questi snodi hanno contribuito pesantemente alla genesi della delusione reattiva.

Dall’analisi non emerge dunque un quadro depressivo vero e proprio, Gisella non ha perso energia e motivazione a fare le cose: “Preferisco stare sola, dedicarmi ad attività che mi piacciono. Allora mi sento meglio.” Il suo disagio nasce piuttosto al contatto con il mondo esterno, da cui rifugge perché “deludente”, “senza senso” e di conseguenza fortemente destabilizzante il suo equilibrio psichico. Il trattamento adeguato dovrà dunque differenziarsi da quello della depressione e tener conto di tali specificità per esser davvero risolutivo.

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Che fare?

Il romanzo di vita di Gisella è caratterizzato da mancanza di speranza, sfiducia rispetto a se stessa e alle relazioni, una percezione della realtà sociale liquida (Z. Bauman) cioè priva di punti fermi, certezze, valori, convinzioni e protezioni a cui aggrapparsi. E’ necessario che la donna 1. ripercorra la sua storia e se ne riappropri attraverso una lettura  funzionale al benessere psichico. Il che significa compiere una serie di rivalutazioni di quanto accaduto, dei luoghi irrisolti del passato (i buchi del cuore), delle responsabilità obiettive sue e degli altri protagonisti (es. è stata davvero colpa mia?) delle convinzioni discese da tali eventi (es. al mondo non c’è giustizia, vige la legge del più forte, non puoi contare su nessuno) e delle emozioni ad esse correlate, in primis la delusione.

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Delusione reattiva ed anomia

E. Durkeim definisce l’anomia cronica il disagio conseguente al mutamento sociale, alla mancanza di punti fermi (valori, regole, idee, credenze condivise), senza i quali l’individuo si trova a muoversi in una realtà anonima e non strutturata. Il che produce una penosa dissonanza cognitiva (L. Festinger) tra i valori interni ed il loro mancato riconoscimento all’esterno. La realtà sociale appare come una sorta di magma in cui è accettato tutto ed il contrario di tutto ed in cui vengono meno le coordinate (bene/male, giusto/sbagliato ecc.) per orientarsi.

La delusione reattiva causata da questa condizione può dar origine ad un disagio cronico importante a cui l’individuo reagisce adottando  meccanismi difensivi quali: la negazione, la scissione, l’evitamento, l’isolamento, la chiusura, con conseguenze sul piano biologico (insorgenza di somatizzazioni come ulcera, colite, emicranie…) psicologico (convinzioni disfunzionali, ansia, angoscia) e sociali (evitamento, ansia sociale, agorafobia, assenze dal luogo di lavoro, difficoltà relazionali).

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Depressione o delusione? – il nostro intervento

La definizione mappa cognitiva identifica le rappresentazioni mentali ed emotive che ci guidano nel mondo per orientarci ed adattarci ad esso. E’ a partire dalla nostra mappa cognitiva che riconosciamo, interpretiamo e descriviamo quanto ci accade. Origina nella prima età evolutiva e si perfeziona nel corso dell’intera esistenza. La mappa mentale è fortemente influenzata dal contesto in cui viviamo, dalle nostre relazioni, dalla cultura, dall’ambiente circostante, dai valori che in esso apprendiamo. In quest’ottica, l’intervento efficace sul disagio, qualunque disagio, implica la scoperta e l’emersione della mappa mentale personale per rilevare eventuali schemi disadattivi. Infatti, come testimonia l’articolo, è la presenza di schemi disfunzionali ad inficiare la qualità di vita individuale. Saranno la consapevolezza di tali meccanismi ed i nuovi strumenti di cui la persona viene dotata a consentirle di modificarli per renderli più funzionali ed adattivi al suo benessere.

 

Studio Psiché – chi siamo

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Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché ha messo a punto un  servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare il benessere anche quando il colloquio non è svolto in presenza.

E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat  specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.

Primo colloquio esplorativo gratuito.

Per approfondire:

colloqui di counseling di che si tratta?

studio psiché – consulenze online

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Se desideri approfondire il tema

F. Del Corno, M.Lang.,  Modelli del colloquio in psicologia clinica

G. Fabiano, Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia

Z. Bauman, Modernità liquida

E. Durkheim, Sociologia e filosofia