COME SUPERARE LA PAURA DI PARLARE IN PUBBLICO?
Qual è l’origine della paura di parlare in pubblico. Tra i vari argomenti trattati dallo Studio Psiché di Milano, con la Dr. Francesca Minore, in questo articolo vogliamo analizzare quali fattori la scatenano e quali sono le strategie più efficaci per superarla.
Paura di parlare in pubblico – di che si tratta
Si definisce glossofobia. Il disturbo rientra nella Fobia Sociale (DSM 5) e riguarda la paura di esporsi a giudizi, critiche, derisione durante l’esecuzione di un’attività. La persona si predispone a dare un’immagine buona, consona di sé. Adotta i comportamenti idonei a conseguire l’obiettivo ed evitare di far brutta figura. Tuttavia, l’ansia da prestazione ed il senso di inadeguatezza rispetto allo scopo la fanno sentire incapace di gestire la situazione. Il rischio che la preoccupazione e la tensione siano visibili le risulta inaccettabile. E tali pensieri accrescono lo stato ansioso fino a condizionare la performance.
Paura di parlare in pubblico – i fattori scatenanti
Per intervenire efficacemente è importante comprendere quali convinzioni, emozioni e comportamenti scatenino l’ansia:
Fase 1 – prima dell’esposizione alla situazione temuta
A. Sul piano cognitivo, rileviamo la presenza di convinzioni disfunzionali relative alla paura di parlare in pubblico:
- senso di inadeguatezza – “sono un incapace, non dovrei stare così, sarò considerato un debole, a loro non capita” ecc..
- non riuscire – “non ce la posso fare, lo sento, non riuscirò a controllarmi”
- timore di fare una pessima figura – “se ne accorgeranno e farò una figuraccia!
- giudizio degli altri severo – “cambierà la loro visione di me, mi derideranno, ne va della mia credibilità” ecc.
Tali riflessioni si accompagnano all’anticipazione di azioni, atteggiamenti, sensazioni che la persona ritiene la esporranno inevitabilmente
a critiche feroci e derisione. Vengono definite ruminazioni perché incessanti, ripetitive, ossessive.
Al contempo, la persona ritiene sia il caso di pensare all’atteggiamento da assumere per non fare butta figura e controllare l’ansia “devo respirare profondamente, tenere le mani in tasca, restare immobile, controllarmi”. E’ bene sapere che tali comportamenti protettivi producono però l’effetto contrario. L’automonitoraggio causa infatti la perdita di spontaneità ed innesca l’ansia.
In ultimo, sfinita dallo stato di disagio in cui versa e a cui tali pensieri la conducono, sovente la persona decide sia meglio evitare la situazione. Il che aggrava la convinzione di inadeguatezza.
B. Sul piano emotivo, la paura di parlare in pubblico, incrementata dalle ruminazioni di cui sopra, produce aumento dell’ansia con manifestazioni evidenti (sudorazione, tremore, tachicardia, ecc). Si noti che la percezione dello stato ansioso non fa che incrementare le riflessioni catastrofiche in un pericoloso corto circuito “ecco, vedi come sto già ora? Figurati quando comincerò a parlare!”
Fase 2 – durante la performance
La paura di parlare in pubblico tende a perdurare durante l’esposizione. Specialmente se il focus attentivo resta su di sé (anziché sul contenuto o sul pubblico). L’automonitoraggio incrementa infatti:
- l’ansia (manifestazioni fisiche di sudore, tachicardia, non riuscire a deglutire, respirare, a pronunciare parole, ecc…)
- la vergogna (timore di critiche, derisione, svalutazione)
- la metavergogna (vergogna per il proprio stato).
Di conseguenza si intensificano erroneamente i comportamenti protettivi con l’effetto di incrementare lo stato ansioso.
Fase 3 – dopo la performance
Gli errori più comuni in questa fase riguardano
- la ruminazione sui comportamenti adottati (che hanno condotto all’insuccesso) “non dovevo fare così, che stupido sono stato!”
- la valutazione eccessivamente severa del giudizio altrui “chissà cosa stanno pensando, dicendo di me, che figura tremenda ho fatto! Ho compromesso irreparabilmente la mia reputazione!”
- l’elaborazione ed integrazione dell’ennesima conferma circa la propria incapacità “ho ragione di temere queste situazioni perché non sono proprio in grado di sostenerle e dovrò evitare di farlo in futuro!”
Paura di parlare in pubblico – le soluzioni
Come far fronte alla paura di parlare in pubblico?
Lo Studio Psiché integra le tecniche psicoterapiche cognitivo-comportamentale all’analisi transazionale. Durante il percorso vengono alternati, in accordo col pazienti, momenti di esplorazione cogntivo-emotiva ed esercitazioni pratiche. Il presupposto è che le strategie di comunicazione efficace e public speaking funzionano qualora si modifichi la visione disadattiva di sé e degli altri:
- Si parte dall’assunzione di consapevolezza circa le modalità con cui il disturbo si manifesta. In questo contesto il lavoro avviene a livello prettamente cognitivo
- si valuta e prova insieme al pazienza l’inefficacia dei comportamenti protettivi
- si analizzano le convinzioni disfunzionali (per es. avere un problema non definisce il mio essere in toto
- si stimola la persona a portare prove della sua presunta inadeguatezza e lo si stimola a valutare ipotesi alternative (per es sull’affermazione “tutti rideranno di me”).
2. La paura di parlare in pubblico coinvolge la sfera emotiva, per cui è di utilità:
- approfondire il concetto che la persona ha di sé
- ricostruire il primo episodio, attraverso il racconto e con l’ausilio della tecnica del role playing. Serve a far emergere il percepito del paziente. Serve pure a riflettere sul concetto di legittimazione (ad emozionarmi, a vergognarmi, a manifestare delle fragilità)
- il lavoro di imagery rescripting ha il vantaggio di fornire una lettura più aggiornata e funzionale di quanto avvenuto durante l’episodio scatenante. Si tratta di una vera e propria riscrittura dei fatti mediante un nuovo modo di approcciare il problema.
- si approfondiscono insieme le abilità sociali (social Skills Training) al fine di dotare la persona di strumenti validi con cui affrontare la paura di parlare in pubblico.
La fine del percorso non riguarda la sola acquisizione di competenze. Un intervento efficace implica lo sviluppo di una nuova prospettiva da cui guardare all’esposizione sociale ma anche e soprattutto a se stessi. In questo il contributo dell’analisi transazionale completa l’intervento.
Studio Psiché – chi siamo
Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare una situazione di benessere anche quando svolto non in presenza.
E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.
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