AMORE MALATO – QUANDO LO E’ E QUALI I RIMEDI
Amore malato quando lo è e come uscirne. Con la Dr. Francesca Minore dello Studio Psiché, impariamo a riconoscerlo ed intervenire per riacquisire uno stato di benessere.
Qual è la definizione di amore malato? Un amore è malato quando procura malessere. Una relazione sana produce giovamento a livello emotivo e fisico. Se ci mettiamo in ascolto autentico del nostro organismo e ne ascoltiamo le reazioni, non è difficile comprendere la qualità dell’amore che stiamo vivendo.
Amore malato – colpa mia, colpa tua
Se riteniamo di vivere un amore malato, probabilmente riteniamo che la causa dipenda da uno dei due. Eppure, poiché la coppia è un sistema interagente (io reagisco a te e tu a me) di norma la responsabilità è di entrambi seppur in maniera diversa. Parliamo di responsabilità e non di colpa. La colpa implica infatti un’azione del tutto volontaria (ti faccio male consapevole di fartelo) e spesso i comportamenti agiti in amore non sono di questa natura. Non sempre cioè nascono da intenzioni consapevoli. Approfondiamo questi concetti partendo dall’analisi di alcuni assiomi della comunicazione
- punteggiatura della sequenza degli eventi (P. Watzlawick). In uno scambio relazione succede che ogni partner definisca il proprio comportamento come conseguenza e responsabilità dell’altro, il quale di fatto ne viene ritenuto la causa (se mi comporto così è perché tu…)
- comunicazione a doppio legame o paradossale. In questo caso il messaggio veicolato verbalmente contraddice il non verbale (lo sai che ti amo – ma il linguaggio del corpo, la distanza fisica, lo sguardo lontano, confondono il partner che non sa se credere alle parole o alle sensazioni che prova)
- il silenzio E’ noto che si comunica anche non parlando. In quanto il silenzio è comunque portatore di un messaggio (non voglio relazionarmi con te)
- la qualità dell’interazione. Ci sono scambi di coppia complementari (vince sempre un solo partner, l’altro accondiscende) e scambi simmetrici (entrambi si impegnano in un escalation per averla vinta).
Amore malato – lo stallo
Questi assiomi comunicativi di per sé non sono indice di un amore malato. Lo divengono quando rappresentano la modalità prevalente, fissa, rigida. Lo diventano quando veicolano implicitamente svalutazione dell’altro, scarsa considerazione, disprezzo, aggressività, minaccia abbandonica. Lo divengono quando vincolano la coppia in una dinamica ripetitiva altamente disfunzionale del tipo vittima-salvatore-carnefice in cui ogni interlocutore slitta da un ruolo all’altro costringendo il partner in posizione complementare. In tutti questi casi l’amore malato è tale perché la relazione ristagna in una situazione di doloroso stallo.
Amore malato – le collusioni disperanti
Se la coppia vive una situazione di stallo, perché resta insieme? Quante volte le vittime di un amore malato si sono sentite rivolgere la domanda “ma perché non lo/a lasci?!” La risposta è da ricercare nella propria storia. La scelta del partner è profondamente legata ai modelli di relazione sperimentati fin dalla prima infanzia con le figure di riferimento. Un esempio estremo: l’essere stata vittima di violenza (modello introiettato) può far sì che la persona si ritrovi da adulta a vivere un amore malato fatto di aggressività e violenza. Si tratta infatti di un modello conosciuto e sedimentato a livello emotivo e ormai divenuto essenziale per la sua economia psichica. Di conseguenza tende a riproporre un ruolo (il suo) che conferma la sua fragile identità e la sua visione nel mondo. L’amore malato è spesso risultato di una collusione tra due individui con modelli introiettati compatibili ma disperanti: i due partner non lasciano la relazione, la mantengono. Continuamente confermando la delusione e la validazione della propria vulnerabilità, colpa, inadeguatezza, ecc.
Amore malato – come siamo arrivati a questo?
A determinare la penosa situazione di stallo sono dunque ragioni profonde. Che spiegano il circolo vizioso in cui versa l’amore malato. Ma come si arriva a scegliere un amore malato? Perché non ci si accorge per tempo evitando di iniziare una relazione disfunzionale?
Immaginiamo due individui con alle spalle figure genitoriali inadeguate, carenti o addirittura abusanti. Nella loro storia c’è dunque sofferenza. Le loro prime relazioni sono state costellate da un rumore affettivo disturbante, quando non decisamente velenoso. Già si è detto come tali modelli introiettati orientino una visione di sé disadattiva (non valgo, non devo esistere, merito di essere punito, sono cattivo, sono colpevole, sono brutto, non merito attenzione, amore, cura, ecc.). Al contempo tali modelli guidano la scelta del partner (se mi sento inetto/a, cercherò un compagno/a direttivo, denigrante o punitivo come mio padre o mia madre (modello di relazione introiettato). Ed eccoci all’incontro…
Amore malato – l’innamoramento
E’ in fase di formazione della coppia che i due partner “sottoscrivono un contratto” (Barone, Malagori, Togliatti). Tale contratto è in parte esplicito e consapevole: i due innamorati stabiliscono cioè le norme, gli accordi, le abitudini ed i progetti da condividere. Anzi, la coppia sviluppa proprio dalla comunione di questi intenti. Ad un livello più profondo e inconsapevole, ognuno di loro dirotta nella coppia bisogni ed aspettative non soddisfatti nella famiglia d’origine (affetto/attenzioni/cura non ricevuti) oppure bisogni allora appagati che ci si aspetta il partner continui ad appagare (mi aspetto che tu presti attenzione quanto loro). Ed ancora, ogni partner ricerca nell’innamorato/a la conferma alla propria identità come avveniva nella sua famiglia (la principessa di casa per esempio) o la convalida di una nuova (tu mi darai il riconoscimento che non ho mai ottenuto). Ora, questa parte del contratto resta sommersa. Non viene espressa, non è neppure consapevole. Ogni partner nutre alte aspettative di riscatto. E l’origine della passione travolgente del primo innamoramento risiede proprio nell’entusiasmo di aver trovato chi finalmente le soddisfarà. E poi? Che accade?
Amore malato – perfetto/a per me e poi…
Col tempo naturalmente si conosce meglio il partner. All’idealizzazione iniziale (fase dell’illusione) subentra il disincanto (fase della delusione). Ossia il riconoscimento che l’altro non è in grado di “esserci per noi” in ogni momento, che ha lui pure i suoi bisogni, limiti e difetti. Ma se l’organismo coppia è sano, la coppia è capace di rinegoziare il contratto (secondo contratto) accettando l’altro per come realisticamente è e rilanciando la coppia verso il futuro. E’ ciò che F.Alberoni definisce il passaggio dall’innamoramento all’amore.
Quando i due partner sono legati da una significativa collusione, la scelta dell’amato origina dal bisogno che vengano soddisfatte antiche aspettative e dalla necessità di riproporre antichi modelli relazionali disadattivi, per esempio a conferma del proprio fallimento, disvalore, inadeguatezza. In questi casi l’amore non sviluppa in senso evolutivo, piuttosto è conferma della propria impossibilità di amare ed essere amati. Da questo momento in poi si avvia a diventare doloroso e stagnante circolo vizioso.
Amore malato – che fare?
La scoperta di ritrovarsi in una relazione malata, di esserne parte attiva o passiva provoca una grande pena e senso di sconfitta. Si tratta infatti della riedizione di una sofferenza antica, da cui, abbiamo dimostrato, è difficile uscire. Per farlo è necessario:
- un ascolto obiettivo e sincero del nostro livello di benessere. L’amore elemosinato, non costante, ossessivo, dipendente, non procurano quella sensazione di pienezza che l’amore vero accompagna. Per questo è riconoscibile.
- Se ci rendiamo consapevoli di vivere un amore malato, possiamo uscirne solo attraverso la sutura di quelle antiche ferite che ad esso ci hanno condotto. Perché solo imparando ad amarci e rispettarci potremo sperimentare l’amore vero.
- Si renderà poi necessario valutare se la situazione è tale da meritare un percorso di counseling o terapeutico di coppia o se è il caso di intraprendere un lavoro individuale, per esempio nei casi in cui è a rischio la nostra incolumità. Lo Studio Psiché prevede un incontro preliminare esplorativo qualora si abbia necessità di capire quale strada sia meglio intraprendere con il supporto di un professionista qualificato.
Studio Psiché – chi siamo
Negli ultimi anni, dato l’incremento di richieste, lo Studio Psiché di Milano ha messo a punto un servizio online di counseling e psicoterapia specificatamente costruito per funzionare come le sessioni in presenza in termini di approccio metodologico, tecniche e protocolli utilizzati. Tutto ciò al fine di garantire un intervento produttivo ed efficace volto a ripristinare una situazione di benessere anche quando svolto non in presenza.
E’ disponibile inoltre un servizio di consulenza online per expat specificatamente dedicato alle esigenze di coloro che risiedono all’estero.
Primo colloquio esplorativo gratuito.
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